L'arte in cantina "diVino Amore" le opere esposte

espongono: Adriano Carbone; Vita Malvaso; Giulio Orioli; ninOOriolo.

 c/o Cantina dei Siriti località c.da San Nicola Nova Siri marina dal 18 dic. al 6 gen. h 18,00 / h 22.00


    

foto ninOOriolo

“Di…Vino Amore”

Tra gli appuntamenti natalizi proposti da “La Cantina dei Siritidi”, al confine tra Rocca Imperiale e Marina di Nova Siri, vi è l’importante mostra di pittura, scultura e digital art degli artisti Nino Oriolo, Giulio Orioli, Vita Malvaso e Adriano Carbone.

“L’arte in cantina” è la testata del programma.

Ogni sera uno spettacolo con gruppi musicali.

Musica sinfonica, partenopea e jazz.

Oltre alla musica ed all’arte “La Cantina dei Siritidi” propone tombolate e serate culinarie sino al grande cenone di fine anno.

E non può essere altrimenti in un cantina dove il rosso, il rosato e il bianco frizzantino imperano.

Gli scatti di Nino Oriolo in arte digitale che hanno portato finanche la “Cappella della Sulla” al mare, le sculture del maestro Giulio Orioli, i lavori coloratissimi di Vita Malvaso e Adriano Carbone possono essere ammirati ogni sera dalle ore 18 alle 22 fino al 6 gennaio.

Un appuntamento da non perdere   Pino Acciardi

 

Presentazione a cura di Silvana Labate

Buonasera e benvenuti a questa mostra di arte contemporanea che vede esposte in un insolito e originale luogo le opere di quattro artisti come ADRIANO CARBONE, VITA MALVASO, GIULIO ORIOLI, e NINO ORIOLO … Vorrei, inoltre, ringraziarvi per essere qui e un grazie anche ad Antonella LATRONICO che ci ospita questa sera.

Il mio compito è quello di introdurvi alla lettura di queste opere, dandovi qualche notizia sugli autori e le loro opere … In realtà gli artisti che espongono qui, questa sera, sono molto conosciuti e sarebbe lungo enumerare tutti i loro successi e le numerose rassegne a cui hanno partecipato in Italia e all’estero e al riconoscimento ottenuto da grandi critici d’arte … Anche l’osservatore meno esperto può accorgersi che dietro ogni opera esposta vi è una tecnica non improvvisata, ma frutto di un lungo percorso di studi accademici e di esperienza sul campo … Per cui, vorrei fare un intervento meno formale e più pratico e rispondere ad alcune domande che forse vi sarete posti entrando qui: perché una mostra d’arte in una cantina?  E perché mettere insieme artisti così diversi? Si può rispondere ad entrambe attraverso un’unica considerazione … Da sempre l’Arte e il profano sono stati separati: come il bello e il brutto, l’anima e il corpo, facendo dell’arte qualcosa per pochi intenditori e costruendo un’immagine dell’artista come un essere strano, lunatico, un bohémi, un eterno Peter Pan che si diverte a rappresentare la realtà con un linguaggio ermetico, compreso da pochi eletti …

E’ vero, l’artista è davvero un essere speciale, una persona con una dote in più, capace insieme ai poeti di cogliere l’essenza delle cose e di renderla se non comprensibile, almeno capace di evocare sensazioni, emozioni, riflessioni… Ma gli artisti di oggi, non vivono più isolati dal mondo nella loro torre d’avorio, vivono accanto a noi: sono i nostri vicini di casa, i nostri colleghi di lavoro, sono i PADRI, MADRI, Mogli, mariti … Sembra incredibile, ma è proprio così… Sarà perché hanno dovuto imparare che di sola Arte non si vive? ( Come qualche ministro ha di recente affermato?)… Sarà … MA sarà, soprattutto, il fatto che ogni artista, nel suo lungo percorso di ricerca, da qualsiasi punto abbia iniziato a scavare tra le pieghe del reale, giunge sempre a cogliere in ogni cosa, in ogni aspetto della vita, in ogni esperienza artistica, anche la più intima, l’essenza delle cose celate in un gesto, in una parola, in una relazione, in un luogo … E dunque anche in una CANTINA!

L’isolarsi dell’artista in complicate ricerche estetiche alla ricerca del trascendente si è calata sempre più in forme concrete, tangibili, quotidiane … Ecco perché la scelta della cantina … “Arte in cantina” non significa solo che la cantina si fa spazio originale e flessibile per accogliere l’arte, ma è la stessa cantina che si FA ARTE: l’arte di trasformare un frutto succulento in quello che era il nettare preferito di Bacco e degli Dei … L’arte di trasformare un elemento naturale in un prodotto finale, con una sua storia, una sua cultura, una sua poesia densa di profondi significati… Non a caso questa è la CANTINA dei SIRITI, e i vini che Antonella Latronico produce ripropongono i loro nomi, ELLENICON, SIRI GRECO,RE ITALO, tutta una storia millenarie che più tardi, anche voi, potrete rivivere e godere sottoforma di odori, sapori ed emozioni gustative …

L’esporre in una cantina nasce, dunque, come ATTO CREATIVO, ESTETICO, un ulteriore tentativo  di far cogliere che non esistono piani separati: divino - profano, terra-cielo, amore-dolore … E negli artisti che espongono qui questa sera io credo si possa cogliere questo messaggio universale di armonia … Persino le opere di Vita Malvaso, l’artista originaria di Grottaglie, ma che vive a Matera, dove insegna Disegno e Storia dell’Arte nel Liceo Scientifico “D. Alighieri”; dico “persino” perché la sua opera, ad una prima occhiata può apparire astratta ma, se seguiamo le sue linee e i suoi contorni come eleganti filigrane, da quei grovigli dove colore e forme si sovrappongono e si confondono, non risulta solo l’espressione di un delicato e accattivante impatto cromatico, che ammalia e rapisce l’animo dell’osservatore … A ben guardare si resta affascinati dal notare, dopo i primi minuti di smarrimento spaziale, come prendono forma sagome umane (flessuose ed emotivamente cariche), oggetti, animali e paesaggi stilizzati della nostra quotidianità, momenti silenti di vita singola e collettiva. L’occhio coglie frammenti di vita: una linea, una forma nota e … ecco subito il cuore vive l’emozione di un ricordo sopito; come in un rimando di specchi, l’eco dei ricordi si moltiplica in un caleidoscopio di emozioni e tenere sensazioni … E, allora, cogli subito che quel groviglio di linee e colori disvelano tutto un mondo reale e, soprattutto, ti sembra di poter ricomporre la vita emotiva dell’artista che _ dietro linee e macchie di colore _  disvela, con delicato pudore, parte del suo mondo: ne lascia indizi, tracce da ricomporre come nel più complicato rompicapo … Una vita, quella dell’artista, che si disvela attraverso un’altra vita: quella palpitante che sgorga da un processo secolare autocreantesi: sempre lo stesso e sempre diverso. C’è, dunque, poco di astratto nell’opera di Vita Malvaso se ogni linea è un FILO che unisce una cosa ad un’altra e ad un’altra ancora, creando grovigli, meandri, spazi vissuti o ancora da vivere… Tuttavia, questo continuo turbinio di forme non crea inquietudine, ansie ma piuttosto un senso consolatorio che nasce dall’affetto catartico del sapiente mescolarsi dei colori, dell’apparire e scomparire di forme note e sconosciute … Si, la vita è una MATASSA AGGROVIGLIATA, e a volte, può sembrare di non trovarne il bandolo, ma è solo perché non sappiamo riconoscerlo …

E Vita Malvaso vi aiuta a riconoscerlo: è l’abbraccio protettivo di una madre al suo bambino, di un nonno che intrattiene sulle gambe il nipotino, è Cristo che cammina tra gli uomini per indicare la via … Ma anche la verità divina viene rimescolate e confusa, perché la ricerca continui … Perché ognuno possa cercare dove la verità è sempre stata: dentro di NOI, nel più profondo del nostro essere, dove la vita sedimenta la nostra storia, cementandola di vissuti ed emozioni; ma Vita Malvaso va oltre l’insegnamento socratico e, Attraverso  la sua arte, ci offre indizi e tracce per accedere proprio dove tutto è cominciato, nell’armonia del cosmo, respiro vitale che spinge e avvolge ogni cosa …

Anche GIULIO ORIOLI, ci offre indizi e tracce per scoprire l’essenza delle cose e lo fa con una cura, una passione, una attenta ricerca di forme e di materiale che lo rendono davvero unico nel suo genere … Seguo da anni le sue opere e ogni volta mi incanto ad osservarle e nel notare come la sua arte _ pur rimanendo fedele a se stessa _ si evolve e diventa sempre più lineare, meno ermetica, sempre più generosa e fruibile nel mettere nudo l’essenzialità del divenire … Poiché scultori sono capaci come lui di arricchire di significati un pezzo di marmo, di levigarlo, bucherellarlo, costringerlo a convivere con materiali altrettanto resistenti al tempo ma di diversa natura: come sabbie, fossili, brandelli di tessuti … La sua è una ricerca della verità ultima, di ciò che è necessario sapere per vivere in pienezza e che, se pur sotto gli occhi da sempre, è difficile cogliere la se non si scava nella roccia, se non si aspetti che diventi sabbia e che il mollusco si trasformi in resto fossile, che la tela si sbrandelli consumata dal tempo, che l’uomo di DISINCAGLI dalla rete della sua razionalità … E’ difficile cogliere il segreto della vita celato nei codici primordiali e che l’uomo ha da sempre cercato di decifrare … Ecco spiegata l’ossessiva presenza di cifre, parole, bianche sequenze di lettere simboli apparentemente senza senso che aspettano di essere interpretate … E’ una ricerca senza fine quella di Giulio Orioli che _ sospinta dalla maturità artistica e dalla saggezza della sua anima, ci offre sempre più chiari indizi per svelare il grande segreto … Ecco allora che appaiono grandi pannelli luminosi, BIANCHI, quasi accecanti, dove futuristici rosoni romanici diventano gelosi scrigni di schede madri del computer … Rosoni di incomunicabilità dai quali TRASUDA sangue, prima NERO,quasi catrame, per poi diventare rosso vivo, a rappresentare tutta l’angoscia e la tragedia umana.

Codi antichi e moderni codici a barre sono li a ricordarci, insieme a forme concave squarciate e ricucite grossolanamente (quasi a voler ricostruire un ordine regolare) che esiste un babelico sovrapporsi di alfabeti, troppo spesso inaccessibili e illusori. Tuttavia, Giulio Orioli intravede la speranza di ritrovare un linguaggio universale, la possibilità di decifrare vecchi e nuovi linguaggi se … le gocce di sangue scarlatto diventano celesti spermatozoi che risalgono verso l’alto, dove due linee sembrano rappresentare un codice familiare … E’ forse una croce? Un simbolo di salvezza per una nuova umanità capace di espiare le sue colpe e, ritrovare le sue origini stellari, sentirsi finalmente parte dell’universo?

Credo che questa possibilità sia davvero concreta se anche NINO ORIOLO _ pur riproponendo qualche scorcio del suo iniziale percorso surreale, fatto di mondi vaganti sospesi nell’universo e collegati da intrigati cordoni ombelicali.

Sente il bisogno di usare forme espressive meno enigmatiche e più fruibili e, così, ecco apparire sulle sue tele non solo parvenze e brandelli manomessi di realtà, ma PAROLE, FRASI, messaggi chiari, di un’evidenza cristallina e profonde, come gli azzurri del mare o del cielo che ne diventano lo sfondo … Come il fiore che nasce dalle acque ad enunciare la nascita di una nuova umanità più attenta all’estetica e al significato delle piccole cose, alle parole e anche a ciò che è invisibile agli occhi … IL SENTIMENTO  dell’anima, spinge Nino Oriolo che _ pur insistendo sui soggetti e i temi di sempre _ volti, colori, emozioni della propria terra_ abbandona codici cifrati e simboli per offrire un messaggio più chiaro. “La gente non alza più gli occhi al cielo” scrive Nino Oriolo … non consente più che la percezione delle piccole cose si facciano veicolo di emozione per trasportare la mente in luoghi magici e incantati dove tutto è possibile … Un anelito al SOGNO, dunque, ad una meritata speranza di vivere in un mondo materiale dove la MERAVIGLIA, L’INCANTO, la CONDIVIZIONE con gli altri diventano il catalizzatore di nuove energie e di nuovi modi di porsi dinanzi alla vita: la gioia, lo stupore di cogliere nella natura e nelle persone un continuo FARSI e RIFARSI, di trasformazioni, di crescita e maturazione che diventa PALPABILE, CONSOLANTE e RASSERENANTE…

Meno rasserenante, ad un primo sguardo, può apparire, invece l’opera ai ADRIANO CARBONE, la scultura che sicuramente non sarà passata inosservata e che avrete notato…così come avrete notato che è posizionata non al centro  della sala come si  dovrebbe in una mostra espositiva, ma come un reale elemento che interagisce con lo spazio circostante: volutamente, infatti, l’artista ha posizionato la scultura come se osservasse un quadro … Eppure ha poco di reale, soprattutto per il fatto che si tiene la testa in mano … Ma forse l’uomo moderno non ha perso la testa? E sarà un caso che l’opera ha proprio questo nome? “D0v’è la mia mente?”. La cosa interessante è che sia proprio un giovane a fare tale affermazione. Adriano Carbone è giovanissimo, ancora trentenne, figlio d’arte, ha scoperto da piccolo, quasi per caso, giocando nella bottega artigiana del padre ………….. la grande espressività e duttilità dei materiali, anche di quelli come il ferro che apparentemente sembrano i più resistenti a piegarsi alla ricchezza dell’atto creativo.

E così, crescendo ha avuto estro e sapiente manualità e tecnica, tanto da realizzare opere molto originali nel loro genere e degne di attenzione … Pensate a quanti tubi sono stati pazientemente tagliati per farne rondelle da saldare l’una con l’altra e ricreare con grande precisione sembianze umane … Interessante anche l’effetto cromatico e di trasparenze che l’opera ci offre e soprattutto il messaggio che ci rimanda … Abbiamo davvero perso la testa?

A voi l’ardua sentenza?

Spero soltanto di essere riuscita a offrirvi qualche lieve traccia di lettura e a evidenziare come questi nostri artisti non solo dispensatori di emozioni ma maestri di vita e di grande umanità … E’ per questo che li ringrazio per il loro ingegno tenace e a voi tutti una buona fruizione delle opere esposte.

 prof.ssa Silvana Labate