Compagnia teatrale "Castroboleto" "La fortuna con la effe maiuscola". Nova Siri 13 agosto 2012

foto: ninOOriolo

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Giovanni Ruoppolo è un povero scrivano sposato con Cristina, assieme alla quale
ha allevato l'orfano Erricuccio, che non perde occasione di mettersi in mezzo
ai guai. Egli è, infatti, il messaggero segreto di una coppia di amanti che si
incontrano nel condominio dove risiede, complice l'assenza di un marito geloso
e cornuto.
Giunge un avvocato per pagare dei lavori a Giovanni, che digiuna ormai da
tempo non avendo i soldi per fare la spesa, e gli propone un patto: centomila
lire per legittimare un giovane, facendolo passare per proprio figlio. Giovanni
accetta e corre da Cristina per fare la spesa: arriva però un notaio a casa che
notifica a Giovanni una grossa eredità a meno di non avere figli legittimi, che
come clausola testamentaria risultavano essere gli eredi diretti.
Erricuccio vorrebbe avvisare il patrigno ma, colto dal marito geloso che aveva
sorpreso la moglie adultera e ben sapendo che il giovane era suo complice,
viene da lui bloccato e, minacciato a colpi di pistola, perde la parola dallo
spavento. Non può così fermare il padre che legittima il giovane: quando
Erricuccio riacquista la parola, è ormai tardi.
Il giovane nuovo arrivato scopre la verità sull'eredità e decide bene di
trattenerla, ma Giovanni, che ha vissuto nella miseria, preferisce costituirsi
alle forze dell'ordine per falsa legittimazione, finendo in galera per cinque
anni, piuttosto che perdere quella fortuna con la effe maiuscola.


“LA FORTUNA CON L’EFFE MAIUSCOLA”
da E. DE FILIPPO E A. CURCIO

Una divertente commedia che nel 1942 fu uno dei più clamorosi successi del Teatro Umoristico dei celebri fratelli De Filippo. Un trionfo personale di Eduardo e Peppino che ne furono i primi ed irripetibili interpreti. Ispirandosi alla lezione di un passato glorioso, oggi, con l’interpretazione degli attori della Compagnia di Teatro “Castroboleto", lo spettacolo torna a risplendere di luce nuova. La fortuna con "la effe maiuscola" è quella inattesa che capita al protagonista della commedia, un pover’uomo perseguitato da un destino avverso e beffardo, che vede all’improvviso illuminare la sua vita misera dall’arrivo di un’eredità che gli giunge da parte di un parente emigrato in America. Eredità che però ha la condizione di spettare per intero al poveretto solo se lui non avrà figli. Se il figlio c’è, tutta la ricca eredità andrà a lui. Invece il pover’uomo, che dell’eredità tutto ignorava, un figlio ce l’ha. Lo ha appena riconosciuto, costretto dalla miseria, in cambio di un modesto compenso che lo avrebbe aiutato a liberarsi dai debiti. E così, da questo impedimento, nascono gli equivoci e le disavventure tragicomiche della commedia, metafora di una società che si trasforma.
La Compagnia la ripropone al pubblico d’oggi in una divertente ed umanissima interpretazione che mette in risalto una delle caratteristiche più preziose del Teatro dei De Filippo: l’umorismo. Umorismo che rappresenta la parte agra, la parte amara della comicità. Comicità tutta napoletana che ci diverte ed appassiona attraverso un Teatro sempre attuale che, sorridendo, ci racconta la fatica di vivere.